A Pompei, gli archeologi e gli studiosi non hanno fermato gli scavi nemmeno durante il lockdown ed è tornato alla luce un Thermopolium intatto, dopo 2000 anni di tenebre. Wow! 😵
I ritrovamenti
La scoperta dell’antico locale, ci ha lasciato davvero stupiti.
Gli studiosi hanno rinvenuto un’iscrizione graffita sul bancone del termopolio (“Nicia, cinede cacator” ovvero Nicia, pervertito cacatore) e l’immagine di un cane nero al guinzaglio, come a dire “attenti al cane”.
Nella Casa del Giardino, poi, c’è una scritta a carboncino che riscrive la storia.
Pompei, l’ultima scoperta
Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico, ha mostrato gli ultimi ritrovamenti ieri sera su Rai 2 nel docufilm straordinario: “Pompei ultima scoperta”. Gli scavi, avviati nel 2018, hanno offerto una nuova lettura dell’eruzione del Vesuvio.
Le parole di Massimo Osanna hanno illustrato il grande lavoro di un team multidisciplinare, portato avanti con professionisti del settore di antropologia fisica, archeobotanica, archeologia, archeozoologia, vulcanologia e geologia.
Gli scavi di Pompei questa volta ci hanno regalato ben più di una sorpresa: resti di cibo nelle pentole, pinzette per le sopracciglia e bilancino di precisione, ciotole, larari magnifici e coloratissimi.
La vera data dell’eruzione
Sono gli indumenti delle vittime a dare dettagli preziosi.
Alcuni corpi sono avvolti da mantelli di lana. Questo dettaglio non si coniuga con gli scritti di Plinio il giovane, che colloca l’evento al nonum kal. Septembres. Plinio sembra riferirsi a nove giorni prima delle Calende di settembre (il 24 agosto).
Inoltre, nel 2018 era stata trovata un’’iscrizione a carboncino. La scritta è datata al sedicesimo giorno prima delle calende di novembre corrispondente al 17 ottobre. Trattandosi di carboncino non avrebbe potuto resistere a lungo ed è probabile che la scritta risalga alla settimana prima dell’eruzione.
Che ci sia stato un errore nella trascrizione degli scritti di Plinio? È molto probabile, dunque, che la data dell’eruzione – dice Massimo Osanna – sia il 24 di Ottobre del 79 d.C.
Questa nuova data – che gli studiosi ritengono più plausibile – è in linea con molti altri ritrovamenti, quali resti di melograni, uva e noci, che si raccolgono in autunno.
Le anime di Pompei
Le passioni umane che soffiavano fra le strade e le piazze dell’antica Pompei riaffiorano nei vicoli liberati dalle pomici delle correnti piroclastiche, dove manifesti murali della campagna elettorale chiedono ancora: “Votate Albucio ed Elvio Sabino”.
Anche un’altra abitazione riporta inciso un dileggio nei confronti di una donna.
Ma è qualcos’altro che ci commuove. L’antropologa, dottoressa Amoretti, ha identificato nella Stanza degli Scheletri quasi dieci individui: tre donne e tutti bambini, affastellati nello stesso ambiente. Forse questa stanza, dal tetto più solido delle altre, è stata utilizzata come riparo anche per chi non era parte della famiglia. Probabilmente sono state accolte donne e bambini in fuga per le vie di Pompei nel momento di pausa fra la prima corrente piroclastica e la seconda, più violenta, che ha spazzato via tutto.
Gli ultimi corpi emersi mostrano volti, espressioni del viso a volte disperate, a loro – pur nella sorpresa della scoperta e nell’entusiasmo del ritrovamento – ci accostiamo con silenzioso rispetto.